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VITAS GERULAITIS
Classe
1954, Vitas Gerulaitis nacque a Brooklyn, New York, dove all'epoca
del conflitto bellico i genitori Vitas senior e Aldona si erano
trasferiti dalla natia Lituania in cerca di fortuna.
Il campione di origini balcaniche iniziò a giocare a tennis all'età
di appena 4 anni con il papà, ex n. 1 della Lituania, fino a quando
si iscrisse alla scuola di Harry Hopman e di Warren Woodcock al
West Side Tennis Club di Forrest Hills. E ben presto Vitas cominciò
a farsi notare: fu due volte finalista all'Orange Bowl under 18,
nel 1977 alle spalle di Corrado Barazzutti e nel 1978 del sedicenne
Bjorn Borg.
Entrato nel tennis professionistico nel 1974, in carriera collezionò
27 tornei su 55 finali giocate. Il primo successo risale al novembre
del 1974 a Vienna in finale su Andrew Pattison, l'ultimo nel novembre
dell'84 a Treviso, dove sconfisse Tarik Benhabiles. Nel grande slam
Gerulaitis vanta un successo in singolare agli Australian Open nel
1977, quando il torneo si giocava ancora nel mitico impianto di
Kooyong Park. In quello stesso anno vinse anche il torneo di doppio
a Wimbledon, in coppia con Sandy Mayer. Nel suo palmares anche una
finale agli Us Open nel '79 persa da John McEnroe, al Roland Garros
nel 1980 persa da Bjorn Borg, e due al Masters ('79 e '81). Da ricordare
anche i successi agli Internazionali d'Italia ('77 e '79) e agli
Open del Canada nel 1982.
Straordinaria la semifinale giocata a Wimbledon nel 1977 contro
Bjorn Borg, un incontro da molti considerato tra i più belli della
storia del tennis: match vinto dallo svedese, ma solo 8-6 al quinto
set, dopo che Vitas era stato indietro di un break nell'ultimo parziale.
Fra l'altro, sua bestia nera fu proprio lo svedese, suo grande amico,
contro il quale giocò una ventina di volte senza mai riuscire a
vincere.
La migliore classifica di Vitas? Nel febbraio del 1978, terzo alle
spalle di Connors e e di Borg, ma fra il 1977 e il 1982 rimase ininterrottamente
tra i top ten.
Uno degli ultimi rappresentanti del tennis classico, Gerulaitis
fu un giocatore dal gioco abbastanza completo ed omogeneo - cosa
che gli permetteva di ben figurare su tutte le superfici - dalla
grande mobilità, dal buon talento, ma dalla scarsa potenza, colpa
soprattutto del suo fisico esile. Il suo tallone d'achille era il
diritto, il primo colpo a tradirlo nelle giornate storte, mentre
il rovescio era molto ben controllato e molto buono era anche il
gioco di volo. Ma in realtà, benché non avesse il diritto di Borg
o il rovescio di Connors e nemmeno il serve-and-volley di McEnroe
o la resitenza fisica di Vilas, nei suoi momenti migliori Vitas
riusciva a fare bene tutto quello che faceva. Semmai, ciò che lo
distingueva era una certa intelligenza tennistica: Vitas era in
grado di impostare una strategia di gara a seconda della superficie
su cui giocava e dell'avversario che doveva affronatare.
Come tutti i tennisti, poi, anche Vitas aveva i suoi tic e i suoi
gesti scaramantici: sostituiva il grip dell'impugnatura della sua
racchetta ad ogni cambio di campo ed in breve divenne così bravo
a fare quest'operazione che impiegava meno di un minuto a sostituire
il manico dell'attrezzo.
Nel circuito Gerulaitis era ricordato anche come un amante della
vita notturna: celebre la sua passione per le belle donne, le discoteche
e le auto sportive. Ma con la stessa facilità con cui passava dai
campi dai tennis ai night club, Vitas sapeva anche trascorrere interi
pomeriggi tra i ragazzini neri del bronx a cui insegnava il tennis.
Appesa la racchetta al chiodo, Vitas divenne un apprezzato commentatore
televisivo; una carriera breve, però. Il campione statunitense,
infatti, è scomparso prematuramente a soli quarant'anni nel settembre
del 1994, soffocato dalle esalazioni di una stufa a gas.
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BJORN BORG
E'
stato un fenomeno irripetibile. Stiamo parlando di Bjorn Borg,
incontrastato protagonista del tennis mondiale per un decennio a
cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Nato a Sodertaije nel 1956,
Borg si fece notare già nel 1981, quando a soli quindici anni s'impose
nel torneo dell'Avvenire a Milano. Il suo palmares è ricco di ben
11 prove dello Slam, avendo vinto per sei volte a Parigi, nel '74,
'75, '78, '79, '80, '81 e per cinque anni di fila Wimbledon, dal
'76 all'ottanta. Ma Bjorn ha conquistato in due occasioni anche
il Master e gli Internazionali d'Italia. Quando nel 1983 decise
di ritirarsi aveva vinto 62 titoli, in giro per il mondo, impreziositi
dalla conquista della Coppa Davis, nel '75.
Ciò che ha reso fenomenale un tennista come Borg, dal non eccelso
talento tennistico, è stata la sua costanza nel vincere incontri
su incontri, ed aver dimostrato come i duri allenamenti ed una solidità
psicologica non comune permettano di arrivare a risultati come i
suoi. Anche se poi nessuno, giocando un tennis d'attesa come il
suo, è riuscito ad ottenere i suoi risultati.Prima di lui la Svezia,
che attualmente è una delle nazioni tennisticamente all'avanguardia,
non aveva conosciuto giocatori di questa levatura. Seguendo il suo
esempio, si sono affermati sulla scena mondiale campioni come Edberg,
Wilander ed ultimamente Norman, ed ottimi tennisti che negli sono
arrivati anche fra i top ten del ranking. Il suo rovescio a due
mani ha fatto scuola, al punto che tutti gli svedesi, fatta eccezione
per Edberg che pure aveva cominciato a giocare il colpo con entrambe
le mani, giocano questo fondamentale come Borg.
Quella dello svedese era una potentissima macchina che per funzionare
aveva bisogno di allenarsi per 5 ore al giorno. Lo svedese è stato
il profeta del lift, vale a dire quell'esasperata rotazione che
si imprime alla palla, degli scambi interminabili, delle grande
maratone tennistiche. Così Bjorn poteva conservare gli automatismi
e tenere occupata la sua mente solo sul tennis. Per tanti anni Borg
è riuscito a controllare le sue emozioni, ma giunto alla soglia
dei ventisei anni qualcosa, nella sua testolina si è spezzato. All'improvviso
quest'uomo di ghiaccio ha cominciato ad apprezzare i piaceri della
vita, ha aperto gli occhi e ha visto che fuori dal recinto di un
campo da tennis ci sono tante distrazioni. E per il fuoriclasse
di Sodertaije è cominciata un'autentica crisi di rigetto per il
mondo delle racchette. Questa depressione lo ha spinto a tentare
il suicidio, gli ha fatto dilapidare un patrimonio multimilardario
che i successi nel circuito gli avevano garantito. Poi e tornato
un paio di volte a giocare tornei senza riuscire a vincere più una
partita.
Ora Bjorn Borg a distanza di tempo appare rinfrancato e da un po'
di tempo è tornato a giocare nel circuito senior accanto ai più
grandi tennisti del passato.
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JOHN MCENROE
The
Genius - questo il nomignolo che gli appassionati di tennis hanno
dato a John Mc Enroe - nacque nel 1959 in Germania, a Wiesbaden,
figlio di un ufficiale americano della Nato. Aveva nove anni, John,
quando al prezzo di due dollari e mezzo prese la sua prima lezione
di tennis al Douglaston Club, un circolo con campi in terra battuta
a pochi passi da casa. Fu il suo primo maestro a segnalargli Tony
Palafox, il messicano ex davisman che insegnava alla Tennis Academy
di Port Washington e che tanto avrebbe contribuito alla sua formazione
tecnica.
Era il 1977 quando tutto il mondo si accorse di lui. Quell'anno,
infatti, John McEnroe, all'epoca uno sconosciuto diciottenne dal
volto lentigginoso e dai ricci rossicci, stupì tutti raggiungendo,
dopo essere partito dalle qualificazioni, le semifinali di Wimbledon,
arrendendosi soltanto a Jimmy Connors.
In realtà, un mese prima il giovane McEnroe aveva addirittura conquistato
un titolo del Grande Slam, vincendo al Roland Garros di Parigi il
doppio misto in coppia con l'amica d'infanzia Mary Carillo. Un successo
straordinario per due ragazzini juniores, passato però inosservato.
L'impresa di Wimbledon, invece, rappresentò per Mac il biglietto
d'ingresso nel tempio sacro del tennis mondiale.
Da allora ha vinto in carriera 77 tornei di singolare ed altrettanti
di doppio, guadagnando 13 milioni di dollari in soli premi. Nelle
prove del Grande Slam vanta, in singolare, quattro successi agli
Us Open ('79 - '80 - '81 - '84) e tre a Wimbledon ('81 - '83 - '84),
ed un totale di dieci titoli in doppio (5 Us Open, 4 Wimbledon,
e 1 French Open): Supermac, infatti, è stato probabilmente anche
il più forte doppista di sempre, quasi sempre in coppia col connazionale
Peter Fleming. Ha vinto anche tre Masters di singolare (1978 su
Arthur Ashe, 1983 e 1984 su Ivan Lendl) e sei di doppio. In Coppa
Davis detiene tutti i record americani, avendo giocato 30 incontri
in 12 anni con un bilancio di 5 Coppe Davis conquistate ('78 - '79
- '81 - '82 - '92) ed uno score di 59 vittorie e sole 10 sconfitte.
È stato al comando della classifica di doppio per ben 257
settimane. In singolare, invece, ha collezionato 170 settimane di
permanenza al vertice del ranking mondiale tra il 1981 e l'83. Per
quattro anni consecutivi, dal 1980 al 1984, è stato il numero 1
delle classifiche mondiali. Ma l'anno migliore per John McEnroe
è stato il 1984: in quell'anno lo statunitense dominò come pochissimi
hanno fatto nella storia di questo sport; perse soltanto tre incontri
in tutta la stagione (un record), si aggiudicò tredici tornei, ma
soprattutto si impose su Ivan Lendl prima al Master e poi agli US
Open e su Connors nella finale di Wimbledon: "Dare 6/1-6/1-6/2 a
Connors è senz'altro il match che mi ha appagato maggiormente, più
di qualsiasi altro", ha ammesso Supermac.
In tema di grandi avversari, John McEnroe ne ha contati quattro
(Jimmy Connors, Bjorn Borg, Ivan Lendl e Mats Wilander) nella sua
carriera, caratterizzata appunto da epiche rivalità contro i cosiddetti
"regolaristi" del tennis: Borg, Connors e Lendl erano tutti campioni
del gioco da fondocampo, molto meno spettacolare del serve and volley
con cui Supermac deliziava le platee. Molti ricordano la finale
di Parigi dell'84 tra McEnroe ed Ivan Lendl come una delle partite
più belle mai disputate su un campo da tennis, con il ceko capace
di rimontare due set di svantaggio prima di vincere al quinto. Altrettanto
famosa la finale di Wimbledon contro Bjorn Borg del 1980, in cui
McEnroe si aggiudicò il tie break più lungo della storia, 36-34
nel quarto set, cedendo poi il torneo allo svedese che vinse 8-6
al quinto.
In molti continuano a pensare che mai con nessun altro il tennis
si è tanto avvicinato all'arte: "Tutti i grandi fuoriclasse ebbero
degli emuli che a loro si ispiravano, ma lui, "The Genius", non
fu mai imitato da nessuno perché era inimitabile"... Indubbiamente
quello di John McEnroe, mancino, fu un talento straordinario. Non
a caso non si sottopose mai, come tanti suoi colleghi, a massacranti
programmi di allenamento, a diete specializzate, a metodi fantascientifici
per migliorarsi. Lui era "The Genius". Poteva giocare qualsiasi
colpo come voleva: in allungo, accartocciato su se stesso, con l'appoggio
sul piede destro o su quello sinistro, oppure con entrambe le gambe
staccate dal suolo, e l'efficacia era indiscutibile. Il fuoriclasse
statunitense riusciva a controllare la palla anche giocando con
incordature tese solo a 17-18 kg, che erano davvero pochi per una
racchetta formato mid-size da cui partivano delle fiondate velocissime,
benché sembrasse che su quei colpi non mettesse alcuna forza tanto
erano ridotte le aperture dei suoi fondamentali al rimbalzo. Il
segreto era tutto nel grande anticipo con cui Mac colpiva la palla.
Fu senza altro il gioco anticipato la sua arma più importante, perché
"rubava" agli avversari il tempo per giocare. Per non parlare del
suo inconfondibile e temutissimo gioco di volo. Inconfondibile anche
il servizio di McEnroe, con la sua personalissima esecuzione che
faceva rabbrividire qualsiasi maestro: John si poneva in posizione
parallela alla linea di fondo e, al momento di colpire, eseguiva
una rotazione di 90 gradi di tutto il corpo in modo da trasferirne
tutto il peso sulla palla; alcuni giocatori avevano un servizio
più potente del suo, ma erano pochi coloro che potevano vantare
una efficacia superiore, perché nessuno riusciva ad imprimere alla
palla rotazioni così "maligne e velenose". Grazie quello "slice
mancino", il suo servizio da sinistra era un colpo temutissimo,
che spesso costringeva l'avversario di turno a rispondere oltre
il limite estremo del corridoio.
Ma il Genio è ricordato anche per i suoi attacchi isterici e le
sue intemperanze, segno evidente della pressione che aveva durante
i match: i suoi bersagli erano arbitri, giudici di linea e spettattori
irrequieti. Non si contano gli "warning", le multe e anche le squalifiche
che arbitri e federazione gli inflissero.
Attualmente John McEnroe risiede a New York e Malibu. Ha avuto tre
figli dalla prima moglie, l'attrice Tatum O'Neil, e una figlia dalla
seconda moglie, la cantante Patty Smith, con la quale condivide
l'amore per la musica. Fra l'altro, dopo essersi ritirato, John
ha formato un suo gruppo musicale, la Johnny Smith Band, in cui
lui viene chiamato "Mac-the rocher" (Mac il rocchettaro). Fra le
sue passioni di sempre anche l'arte, passione che lo ha portato
ad aprire a New York, nel quartiere di Soho, una prestigiosa galleria
d'arte.
Ma nonostane questi impegni, il piu grande talento che il tennis
abbia mai conosciuto non ha mai abbandonato definitivamente il mondo
delle racchette: quando si è ritirato dall'attività agonistica ha
fatto dapprima il commentatore televisivo e poi, fino a qualche
tempo fà, è stato il capitano della rappresentativa americana di
Coppa Davis. E da qualche anno si diverte partecipando ai tornei
del Senior Tour.
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