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HENRY COCHET
Henry
Cochet nacque povero nel 1901 a Lione, in Francia, in un tempo in
cui per giocare a tennis bisognava essere aristocratici o alto borghesi.
Suo padre era il custode del circolo di tennis della città ed Henry
fu per anni uno dei tanti raccattapalle del club, ma non perdeva
occasione di giocare ogni qual volta i campi erano liberi, e ben
presto il suo talento emerse con forza. Se ne accorse, in particolare,
il presidente del club, Couzon, che cominciò dapprima ad ammaestrarlo,
poi a giocarci, e quando Cochet lo batté, ne divenne il mecenate.
Che Couzon, proprietario di una seteria, avesse visto benissimo,
lo confermò la prima uscita ufficiale di Cochet a Parigi, nel 1920,
a 19 anni: Cochet incantò i presenti, dando prova di una di quelle
rimonte che dovevano diventare il suo marchio di fabbrica.
Nel 1922 fu convocato con Jean Borotra nella squadra francese di
Coppa Davis che nel 1923 fu completata da René Lacoste e Jacques
Brugnon, i cosiddetti Quattro Moschettieri, vincitori di sei edizioni
della competizione a squadre, dal '27 al '32. In Coppa Davis Cochet
vinse, tra il '22 e il '33, 34 dei 42 incontri di singolo e 10 dei
16 match di doppio. Numero uno del mondo nel 1928 e tra i primi
dieci tra il 1922 e il 1933, in singolare vinse anche gli Open di
Francia nel '26-'28-'30-'32, e in doppio, invece, vinse per tre
volte, nel '27-'30 e '32. Si impose a Wimbledon nel '27 e nel '29
in singolare e nel '26 e '28 in doppio. Sempre nel 1928 vinse anche
gli Us Open.
Interprete di un tennis istintivo, leggero e creativo, Cochet fu
un maestro della volée e della demi-volée. Fu l'istinto a consentire
a Cochet di giocare di controbalzo, ancora più di quanto non sia
riuscito, più tardi, a McEnroe. Dal fondo, non aveva un gran rovescio,
ma a rete sbagliava pochissimo e anche lo smash era un colpo infallibile.
Oltre al servizio, il punto debole di Cochet era una sorta di pigrizia,
che lo costringeva spesso a rimonte che per altri sarebbero state
impensabili.
Cochet si ritirò dall'agonismo dopo la Guerra, ma continuò a giocare
per lungo tempo a tennis, a livello amatoriale. Morì nel 1987 a
St.Germain-en-Laye, in Francia.
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RENÉ LACOSTE
Di
famiglia ricca, anzi ricchissima, invece, fu l'altro moschettiere
di Francia René Lacoste, figlio del proprietario dell'Hispano Suiza,
la Ferrari dei tempi. Lacoste fu uno dei primi professionisti del
tennis, ma non perché giocare fosse la sua professione. Piuttosto
per l'estrema professionalità che lo contradistinse.
Cominciò, ragazzino, a battimuro, come tanti. Ma era un muro particolare
quello di René, che si fece costruire, in giardino, dei muri leggermente
concavi e convessi, in modo che la palla tornasse indietro con traiettorie
imprevedibili, più difficili da controllare. E ci giocava tanto,
il piccolo René, su quel muro che pare fosse necessario intonacarlo
ogni mese. Ad un certo punto, però, Lacoste notò che il muro non
rimanda mai una palla profonda dieci metri, come può fare invece
un avversario; così, inventò il lanciapalle, fatto costruire negli
stabilimenti paterni. Ma l'invenzione più importante per il gioco
del tennis nata dalla fervida mente di René Lacoste fu sicuramente
il perfezionamento della racchetta metallica, dapprima chiamata
con il suo nome, in seguito costruita su brevetto della Wilson sotto
il nome di T 2000, quella resa celebre da Connors. E dai 18 ai 25
anni, nel corso della sua breve carriera, Lacoste non fece che pensare
al tennis: è nota la sua mania di chiudersi in camera per allenarsi
contro il muro e provare e riprovare nella mente le strategie da
mettere in atto contro l'avversario di turno.
Ottimo giocatore da fondocampo, non era semplicemente veloce, ma
aveva una dote di pochi tennisti, quella di arrivare in anticipo
sulla palla: Cochet, che di Lacoste fu avversario, ma anche amico,
riteneva che arrivasse tanto presto soprattutto perché ragionava,
piuttosto che perché fosse un atleta allenato benissimo.
Lacoste partecipò alla Coppa Davis dal 1923 al 1928, competizione
in cui, dal '27, insieme a Cochet, Borotra e Brugnon, contribuì
ad interrompere il dominio yankee. Tra i tornei del Grande Slam
in singolare vinse un titolo a Wimbledon, tre agli Open di Francia
e due agli Us Open, e fu il numero uno nel '26 e nel '27.
Si ritirò all'inizio del 1929, quando per il secondo anno consecutivo
Cochet lo superò, ma di una sola posizione, nel ranking mondiale.
Ma non smise per questo. Smise presto, infatti, per una non ben
definibile debolezza polmonare.
Il nome di Lacoste, scomparso nel 1996 all'età di novantadue anni
lasciando agli eredi un autentico impero economico, è noto, però,
anche per altri motivi. Nel'33, ritiratosi dall'agonismo, iniziò
la produzione industriale delle sue mitiche magliette, contraddistinte
non solo dalle maniche corte e dal coccodrilletto, ma da 230 grammi
di cotone purissimo.
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JEAN BOROTRA
Il
moschettiere Jean Robert Borotra era un basco nato dentro la frontiera
francese, ad Arbonne, vicino a Biarritz, nel 1898. E fu forse il
più grande teatrante della storia del tennis perché, nella vita
brillante conformista, riuscì ad imporre sul campo un irripetibile
personaggio.
Basti pensare al suo inconfondibile copricapo, il basco, uno strumento
scenico più che un cappello. Borotra se ne serviva per ritardare
il gioco, perdendolo più o meno volontariamente durante gli scambi;
se lo toglieva con gesto di ammirazione quando l'avversario metteva
a segno un punto o quando faceva la sua comparsa in tribuna qualche
famosa bellezza, facendo ridere gli spettatori. Quando l'avversario
eseguiva un gran colpo, Borotra non solo l'applaudiva, ma al cambio
di campo non faceva che ribadirgli la sua ammirazione, confessandogli
che gli era difficile resistergli. In effetti, Borotra non era quasi
mai gran che allenato, a causa dei suoi tanti impegni di lavoro,
tra cui la direzione della prima società francese a produrre pompe
per la distribuzione di benzina. E spesso, quando era in vantaggio,
buttava via uno o due set: in questo modo, però, lui si riposava
e l'avversario perdeva il ritmo.
Fra l'altro, Borotra fu un autodidatta ed imparò tardi a giocare
a tennis. Giovane sottotenente dell'esercito francese durante la
prima guerra mondiale, terminato il conflitto, Borotra fu nominato
responsabile sportivo del reggimento, e solo allora prese a giocare
con una certa regolarità, finché, smobilitato, riuscì a vincere
il suo primo torneo a Biarritz all'età di ventun anni.
Ottimo giocatore d'attacco, Borotra spingeva volontariamente i suoi
colpi a rete, dove era quasi impossibile passarlo.
In singolare vinse nel '28 gli Open d'Australia, nel '24 e nel '31
gli Open di Francia, nel '24 e nel '26 Wimbledon. In doppio, invece,
vinse in Australia nel '28 in coppia con Brugnon, gli Open di Francia
con Lacoste nel '24, '25, '29, nel '28 e nel '34 con Brugnon e nel
'36 con Bernard, mentre a Wimbledon fu vincente in coppia con Lacoste
nel '25 e con Brugnon nel '32 e nel '33. Partecipò a tutte le cinque
edizioni della Coppa davis vinte dalla Francia dal 1927 al 1932
e giocò a tennis fino oltre ai novantanni, quasi fino alla morte,
avvenuta nel 1994.
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